Villaggio della Cultura

Quando mi sono trasferito a Monte Compatri – paese che io e la mia famiglia abbiamo scelto come luogo nel quale avremmo trascorso il resto della nostra vita – ho subito notato l’assenza di “spazi sociali” e, in particolare, di “strutture pubbliche” nelle quali poter sviluppare le attività culturali.
C’era il “Centro ricreativo Don Brivio” della Parrocchia e il “Centro anziani” del Comune, ma non esisteva né un teatro né una sala cinematografica. Non esisteva la possibilità di fare rappresentazioni teatrali, concerti e attività ludiche o sociali che necessitavano di grandi spazi.
Quando ho iniziato ad avere rapporti con il Comune per quanto riguarda le attività culturali, una delle mie prime richieste fatte all’amministrazione comunale di allora – e poi ripetuta anche alle amministrazioni successive – fu quella della costruzione di un Teatro comunale e la assegnazione di aree riservate alle associazioni.
A causa delle emergenze – sempre presenti nel nostro comune, e anche negli altri – non è stato mai possibile raggiungere questo obiettivo e credo che, ipotizzando ancora di usare le risorse comunali, sarà impossibile realizzarlo anche nel futuro.
Certamente le amministrazioni comunali non sono responsabili della scarsa economia disponibile a fronte di sempre crescenti esigenze complessive.
Ma io ho sempre creduto che la cultura debba occupare un ruolo molto rilevante nella vita della comunità, sia locale sia come prerogativa estesa a tutta la nazione. Per questo motivo non voglio mai arrendermi alle evidenze
Alla fine degli anni ’10 il Comune ha trovato i finanziamenti per costruire un nuovo “Polo scolastico”. Questo evento mi ha fatto riflettere sull’opportunità di usare le attuali aree delle scuole per la realizzazione di un “Villaggio della cultura” ed ho immaginato di coinvolgere tutta la cittadinanza per condividere insieme – e realizzare – il progetto scaturito dal mio “sogno visionario”.
Con l’avvio dell’ambizioso progetto si sarebbe potuto avviare un confronto fra tutti i cittadini, le istituzioni, le associazioni, i commercianti, gli artigiani, i professionisti convincendoli a farsi carico del lavoro necessario per lo studio di fattibilità e anche per la ricerca dei finanziamenti sia pubblici che privati.
Mi sono messo al lavoro e ho preparato otto tavole nelle quali ho provato a descrivere la mia “visione” per realizzare a Monte Compatri Centro Urbano, nell’attuale area delle Scuole Medie oppure nell’area delle scuole elementari, un Villaggio della cultura e dell’artigianato.
Si tratta di una vera e propria Acropoli della cultura con in cima il Teatro (Tempio della Cultura) circondato da ampi spazi associativi e per l’infanzia e posto sopra un Villaggio dell’artigianato configurato a gradoni degradanti. Dietro ai tre livelli del villaggio sono stati previsti anche tre livelli di parcheggi per complessivi 200 posti auto.
Dopo un primo approccio con i soci e amici del Photo Club Controluce, ho ricevuto adesioni ideali e solidarietà e, a fronte di una proposta nel seno dell’Associazione, è stato approvato questo Progetto associativo al quale hanno collaborato anche i soci.
Con questa “visione” ci siamo proposti di organizzare un Convegno – o Assemblea pubblica –invitando l’amministrazione comunale e tutti i cittadini di Monte Compatri.
Prima dello svolgimento del Convegno, abbiamo organizzato una riunione preventiva con le associazioni, i commercianti, gli artigiani, i professionisti per verificare la possibilità di una collaborazione fattiva. È stata esposta, in grandi linee, l’idea generale del progetto ed è stato proposto loro di partecipare al convegno.
In particolare, abbiamo chiesto ai giovani di partecipare, perché questo progetto avrebbe avuto effetti sul futuro loro e dei loro figli.
Nel Convegno è stata esposta l’idea per coagulare attorno ad essa tutte le forze necessarie – tecniche e organizzative – per reperire sia fondi pubblici (Europa, Regione, Roma Città Metropolitana, ecc.) che capitali di privati disposti a investire nel progetto.
Un altro aspetto, che ho “sentito” come fatto estremamente positivo, riguarda la proposta fatta a un architetto – il socio e amico Giampaolo Gentili – per realizzare una visione prospettica professionale dell’insieme della struttura. Ebbene, dopo un paio di settimane lui mi ha detto che stava lavorando – spontaneamente e di propria iniziativa – sull’intero progetto verificando, in maniera preliminare, le aree e le quote per poterlo ri-disegnare con strumenti professionali dopo aver rivisto anche alcuni importanti aspetti progettuali che erano stati omessi nella mia “visione”.
Questo evento mi colpì profondamente perché mi permise di verificare direttamente che esiste una grande possibilità di coinvolgere molte persone e farle aderire aggiungendo la loro professionalità nello sviluppo del progetto.
L’idea rappresentava un programma ambizioso per nulla facile da realizzare. Ci sarebbero voluti anni di lavoro, ma con la coscienza che alla fine avremmo costruito una consapevolezza comune basata sulla volontà e sulla condivisione.